
Eccomi qui, a fare una recensione molto insolita. Topolino è una delle riviste più esaltate o bistrattate nell’intera editoria. Questo divario c’è soprattutto tra gli adulti, che lo amano alla follia, oppure lo disprezzano ritenendolo roba da bambini. Come si può intuire, io faccio parte della prima categoria e con l’ultimo numero ho avuto conferma di quanto Topolino sia uno dei fumetti più belli. La storia che vado a recensire oggi si intitola La signora della scogliera di Marco Nucci e Mattia Surroz, pubblicata nell’albo n. 3561 del 21/02/2024. Devo dire che mi ha colpita sotto molti aspetti.
Di cosa parla La signora della scogliera

La trama è incentrata sulle vicende di Qui, Quo, Qua e i loro amici. Nello specifico, si parla del loro club, chiamato Area 15. Protagonisti di questa storia sono Vanessa, una scrittrice in erba molto talentuosa, Christopher, aspirante sceneggiatore e Qua, che punta a diventare un fumettista. La signora della scogliera inizia con l’introduzione di un racconto in cui si parla di una famosa scrittrice che in realtà pare sia una strega malvagia e che abita in una villa vittoriana che si affaccia, per l’appunto, su una scogliera. La scena si sposta a Paperopoli, nella sede dell’Area 15 che i ragazzi stanno ristrutturando. All’improvviso Vanessa esplode perché non riesce a concentrarsi sul racconto che sta scrivendo. È evidente fin da subito che la verità è un’altra e Vanessa non tarda a chiarire qual è il suo vero problema: ha un blocco dello scrittore tremendo che le impedisce di scrivere da diverso tempo. A quel punto interviene Christopher, che le racconta che suo zio è amico di una scrittrice molto famosa, Agatha Woolf. Così, un sabato mattina, Vanessa, Christopher e Qua accompagnano lo zio di Christopher a trovare l’autrice. A sorpresa, dopo averli conosciuti, Agatha Woolf decide di dare ai ragazzi appuntamento nelle settimane successive per impartire loro alcune lezioni di scrittura.
La storia è divisa in due episodi, tutti contenuti dentro lo stesso albo. Il secondo episodio si intitola Nel giardino d’inverno, in cui la storia si avvia verso una conclusione davvero emozionante.
Le mie impressioni
Le mie impressioni su La signora della scogliera partono da un punto molto lontano da questa storia e continuerò a parlarne ancora per qualche tempo, perché questo racconto ha smosso in me sentimenti, desideri e ricordi che tengo da parte, soffocati dalla quotidianità e da un pizzico di malinconia generale.
A volte capitano dei periodi in cui non si sa davvero che cosa si vuole dalla vita. Magari si ha anche un desiderio o un obiettivo, ma rimane lì, distante e confuso. A volte questa distanza è rassicurante, perché raggiungere quell’obiettivo spaventa, ma il più delle volte lascia addosso un senso di frustrazione che alla lunga sfianca. Per me questo periodo dura da nove anni, quando ho deciso che la scrittura doveva diventare una parte integrante e costante della mia vita. È dal 2015 che ci lavoro su perché questo desiderio si avveri, anche se per molto, molto tempo l’ho fatto in modo raffazzonato e, come ironia vuole, poco costante.
Ne avevo già parlato nel mio ultimo articolo, poco meno di un mese fa è morta la mia insegnante di lettere delle medie. Non la vedevo spesso, tutt’altro, ma la sua morte ha lasciato un vuoto che qualche volta mi fa davvero molto male, come un marchio a fuoco.
Eppure in momenti come questo cerco di non arrendermi, di trovare dei segnali, qualcosa che tenga il legame in vita e che mi tiri fuori dalla palude in cui finisco (oppure mi infilo a bella posta, perché una tendenza al masochismo c’è sempre). Desidero diventare scrittrice più o meno da quando ero in quinta elementare, forse anche da prima, ma la prof è stata la prima a credere per davvero che potessi diventarlo. La sua morte ha messo nuovamente in luce il mio desiderio – ormai è più corretto definirlo un’esigenza – e La signora della scogliera è stato un segnale molto forte e improvviso che mi ha intimato di muovermi. Non so se il messaggio sia arrivato dalla prof, da ovunque lei sia ora, per aiutarmi e incoraggiarmi, o se sia solo una coincidenza molto suggestiva. In questo caso è più probabile che sia la seconda opzione, anche se a una parte di me piace pensare che venga davvero da… altrove.
Spesso sui social si tende a dire, o a far intendere, che chi legge Topolino è praticamente un povero stupido senza profondità di pensiero. Chiunque lo dice si sbaglia di grosso ed è chiaro che Topolino non lo ha praticamente mai letto. La settimana prossima compio 36 anni, di recente ho fatto un repulisti di cose che non voglio più nella mia vita e non mi è mai passato per la testa di disdire l’abbonamento a Topolino. È stato grazie a lui, a Minnie, Pippo, Paperino, zio Paperone e i nipotini se ho imparato ad amare la lettura, senza contare che tante delle parole che usavo da bambina e che ai miei coetanei sembravano strane e difficili le avevo trovate tutte in quei fumetti. Certo, non si trovano argomenti pesanti come la guerra e la politica, ma le sue storie sono abbastanza inclusive e moderne, adatte a formare anche il pensiero critico dei bambini. Ci sono dei passi avanti da fare anche per gli autori di Topolino, ma in ogni caso nella rivista leggo approfondimenti molto interessanti, che possono aiutare bambini e bambine a trovare la loro strada nella vita o anche solo a sognare un po’. Io non sono più una bambina da un bel pezzo, eppure La signora della scogliera per me è stata illuminante. Oltre ad avere un finale molto commovente, mi ha anche dato degli spunti che non voglio sottovalutare e di cui scriverò nei prossimi post, sia sui social che sul blog. Purtroppo non riesco a parlarvene in questo momento, o tanto varrebbe scrivere direttamente un saggio su La signora della scogliera.
Forse ci saranno persone che definiranno semplicistici gli spunti di cui parlerò, ma credetemi quando vi dico che a volte non servono tanti arzigogoli per ottenere quello che si vuole. Puntate sul semplice e non sbaglierete mai.
Vi aspetto nei prossimi post!
Alessio
Ciao,
mi chiamo Alessio e scrivo perché anch’io sono rimasto colpito da questa storia e, cercando sul web mosso da un impeto di curiosità, ho trovato questo tuo commento.
Mi ritrovo in quello che scrivi e cioè che è grazie a Topolino se ho scoperto la lettura e ho iniziato ad amarla, passione che è sempre rimasta inalterata nella mia vita. Mi ricordo la gioia che provavo quando, da bimbo, mi dicevano che si andava a trovare un amico di famiglia, Virginio, dove trovavo sempre nuovi fumetti Disney che mi fiondavo subito a leggere. Mangiavo in fretta e fuori solo per avere più tempo per leggere.
Sono d’accordo con te anche per quanto riguarda i social, dove si dà spesso a intendere che chi legge Topolino è superficiale, o dove di fronte a una notizia insulsa si chiede “dove l’hai trovata/letta? Su Topolino?”. Queste persone non hanno mai letto Topolino, altrimenti saprebbero quanto educativo e stimolante possa essere per un bambino. E quanto divertente possa ancora essere per un adulto. Non lo sanno, ma non sanno tante altre cose.
Che dire… mi ha fatto piacere leggere il tuo commento e sappi che non sei la sola a non farsi mai passare per la testa di disdire l’abbonamento a Topolino, vale anche per me che di anni ne ho 46.
Ciao! 🙂
Angela
Ciao, Alessio.
Scusami per il ritardo della risposta, non mi collego spesso quanto dovrei (e vorrei). Grazie mille per il tuo contributo, è sempre bello sapere che qualcun altro apprezza questo genere di storie, oltre a quello che scrivo, ovviamente! Prossimamente pubblicherò altri articoli legati a quella storia, se ti andrà di leggerli. Intanto ti ringrazio ancora!
Angela