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Leggevo l’articolo su Il Post circa le modifiche fatte ai romanzi di Roald Dahl. Sono femminista, convinta seguace del body positivity, tuttavia questa notizia mi ha alquanto disturbata. Ci ho messo un po’ a rimettere in ordine le idee.

Le modifiche in sintesi

Stando al Post, nei testi originali sono venute fuori alcune descrizioni non esattamente lusinghiere e poco adatte al pubblico odierno. Ad esempio, è stato tolto il termine fat (grasso) da alcuni libri, oppure, nel libro Le Streghe, è stata modificata la dicitura le streghe sono tutte donne, togliendo tutta la descrizione successiva in cui l’autore sostiene che in genere le donne sono adorabili, ma che le streghe sono donne.

Un’altra modifica riguarda la scena in cui il protagonista del romanzo Le Streghe, un ragazzino di circa 8 o 9 anni, dichiara di voler tirare i capelli a tutte le donne con i guanti per smascherare le streghe, e la nonna gli risponde così: Non dire stupidaggini. Non puoi tirare i capelli a tutte le donne che incontri, anche se portano i guanti. Provaci e vedrai.

La modifica, per quanto riportasse un concetto che condivido, mi ha fatto gelare il sangue: Non dire stupidaggini. Peraltro ci sono molte altre ragioni per cui una donna potrebbe indossare una parrucca senza che ci sia nulla di sbagliato.

Non parliamo poi di quando vengono nominate segretarie e cassiere. La riscrittura ha parlato solo di scienziate e imprenditrici.

La riscrittura è davvero coerente?

Sinceramente, io capisco e condivido il pensiero alla base di queste modifiche, ma questi cambiamenti non riesco ad accettarli.

Partiamo dalla riscrittura dei lavori delle donne. Per capire meglio perché sono state scelte quelle due professioni, bisogna capire anche l’ambiente medio in cui poteva girare un bambino in quegli anni. Un bambino che gioca e va in giro con i suoi amici incontra diverse persone, e quelle più comuni da incontrare sono proprio le cassiere e, anche se meno, le segretarie.

È vero che i tempi cambiano, quindi un bambino può essere figlio di una segretaria come di una scienziata o di un’imprenditrice, quindi incontrarne molto spesso nella sua quotidianità. Ma il punto è proprio questo: nel 2023 le donne potrebbero fare il lavoro che vogliono, ma il romanzo è stato scritto nel 1983, da un uomo nato nel 1916.

L’altra modifica che mi ha lasciata basita era quella dei motivi per cui una donna dovrebbe portare una parrucca. Sono d’accordo sul fatto che non c’è nulla di sbagliato nel portare una parrucca, ma si parla di una scena in cui una nonna deve anche educare suo nipote. A che serve modificare un passo simile? Non ha nessun senso!

Come sarebbe meglio agire?

Per come la vedo io, credo sia più importante insegnare ai bambini e ai ragazzi a capire i contesti, piuttosto che effettuare operazioni che potrebbero cancellare il passato. Non mi piace parlare di cancel culture, ma certe volte la piega da censura che stiamo prendendo mi piace ancora meno. Penso che sia molto più utile insegnare la comprensione di un testo e dare spazio a opere che rispettino la sensibilità corrente, senza per questo negare il nostro passato.

Insomma, si parla tanto di rispetto verso gli altri e il loro lavoro, ma siamo sicuri che rimaneggiare un libro fino a cambiarne la resa delle atmosfere sia davvero rispettoso nei confronti di chi lo scrive o chi lo legge?

Conclusioni

Il problema di questo periodo è proprio il fatto che, nel tentativo di risolvere un gravissimo problema di discriminazione che di fatto esiste, stiamo perdendo il punto focale: per sapere dove andare e perché, dobbiamo sapere e capire anche da dove veniamo.

Se anche questo revisionismo sortisse i risultati sperati, la probabilità che un domani i problemi si ripresentino è molto, molto, MOLTO alta. Anzi, è praticamente una certezza matematica. Non solo, si rischia che la situazione addirittura peggiori.

Insomma, rivedere libri e l’arte in virtù della sensibilità corrente sembra quasi la soluzione più comoda. Perché perdere tempo a spiegare a un bambino che l’uso di certe parole può ferire qualcuno? Meglio cancellarle dal vocabolario e si fa prima, giusto?

Alla fine, il mio pensiero si può riassumere in questa citazione presa da “Il gran sole di Hiroshima”:

«Tutti dovrebbero gridare: «Mai più un’altra Hiroshima!». Soprattutto i giovani devono dirlo con convinzione. Sanno troppo poco di ciò che è successo, perché ne sono tenuti all’oscuro. I padri hanno paura di raccontare ai figli della grande catastrofe, e pensano: “chi non conosce il pericolo vive senza preoccupazioni”. Ma questo non è giusto. Io affermo invece: «chi non conosce il pericolo non lo teme, non lo evita, e quindi più facilmente ne resta vittima».»

Fonte della foto: IBS

Disclaimer

So perfettamente che sono passati diversi giorni dall’uscita di queste notizie, ma ho preferito lasciar decantare le mie emozioni, prima di revisionare e pubblicare questo articolo. Se c’è una cosa che ho imparato scrivendo, è di non farlo mai quando si è in preda alla foga emotiva!

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Autore

angela.carraro88@gmail.com

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