Alice nel Paese delle Meraviglie

Dopo anni, ho finalmente il coraggio di parlare di quel meme assurdo che gira su internet tra social e web in generale. Credo lo abbiate letto tutti, prima o poi. Si tratta di una citazione presa da Alice nel Paese delle Meraviglie:

– Ma tu mi ami? chiese Alice.
– No, non ti amo rispose il Bianconiglio.
– Alice corrugò la fronte ed iniziò a sfregarsi nervosamente le mani, come faceva sempre quando si sentiva ferita.
– Ecco, vedi? – disse Bianconiglio – Ora ti starai chiedendo quale sia la tua colpa, perché non riesca a volerti almeno un po’ di bene, cosa ti renda così imperfetta, frammentata. Proprio per questo non posso amarti. Perché ci saranno giorni nei quali sarò stanco, adirato, con la testa tra le nuvole e ti ferirò. Ogni giorno accade di calpestare i sentimenti per noia, sbadataggine, incomprensione. Ma se non ti ami almeno un po’, se non crei una corazza di pura gioia intorno al tuo cuore, i miei deboli dardi si faranno letali e ti distruggeranno. La prima volta che ti ho incontrata ho fatto un patto con me stesso: mi sarei impedito di amarti fino a che non avessi imparato tu per prima a sentirti preziosa per te stessa. Perciò Alice no, non ti amo. Non posso farlo”

Siamo davvero sicuri che la citazione sia corretta?

Attenzione spoiler: no!

Ho letto un pezzo di Alice nel Paese delle Meraviglie tra la quarta e la quinta superiore, ripromettendomi di leggerlo, prima o poi. Ci ho messo solo 15 anni, ma alla fine ho tenuto fede alla mia promessa, soprattutto dopo aver visto quella conversazione girare tra Facebook e Instagram a più riprese. Non c’è nessuna scena che parla di un presunto amore tra il Bianconiglio e Alice. Fidatevi quando vi dico che il libro è bello anche così, con la storia di una bambina che semplicemente sogna posti molto strani.

Per quanto poco mi piacciano i romanzi nonsense, Lewis Carroll ha fatto un lavoro veramente fantastico. Mi sono sentita catapultata nella mia infanzia mentre vedevo la tipica testardaggine di una bambina di sette anni di fronte a un mondo ancora da scoprire. Non è da tutti riuscire a riprodurla così bene su carta, raccontando i gesti, le movenze, il momento stesso in cui il pensiero di un bambino è chiaramente influenzato da quello degli adulti (in questo caso parlo di quando Alice si dà dei consigli che però, vista la sua giovane età, non è davvero in grado di seguire). Ho potuto ricordare che io ero Alice e ho capito che tutti lo siamo stati.
In un contesto così una storia d’amore, per di più con un coniglio, stonerebbe moltissimo. È la storia di una bambina, non di un amore.

Alice nel Paese delle meraviglie - targa

Perché me la prendo tanto?

La domanda può sorgere spontanea. Ho sentito molto spesso quell’obiezione per cui “anche se è falsa, io la condivido perché sono d’accordo con il concetto”.

Non entrerò nel merito del concetto espresso dalla “citazione” in sé, se non per limitarmi a dire che scritto così non lo condivido. Quello di cui a me preme parlare è dell’importanza della veridicità delle fonti e del rispetto del lavoro altrui.

Innanzitutto, una “verità” non credo sia davvero assoluta, granitica e, soprattutto, così superficiale. Anche il concetto espresso in quel meme andrebbe approfondito, mentre nel vasto mondo dei social finisce con scalfire a malapena lo strato esterno delle cose.

In secondo luogo, una verità deve comunque avere basi solide. Se le basi partono da una menzogna, si sfalderanno con il tempo e il concetto perderà il suo intento.

In ultima analisi, credo sia corretto fare qualche analogia. Una delle regole ferree di Facebook è citare gli autori di determinate frasi, o storie, o lavori. Ho visto con i miei occhi persone copiare post altrui senza citarne la fonte e gli autori, giustamente, se ne sono lamentati, facendo cancellare i post o facendo bannare chi copiava.

Non parliamo poi di tutte le polemiche che vengono fuori nel momento stesso in cui qualcuno dice la sua opinione e questa viene storpiata o decontestualizzata. Per questo ci sono addirittura delle cause in tribunale.

Carroll, l’autore di Alice nel Paese delle Meraviglie, è morto da parecchio, quindi non potrebbe certo replicare che a lui non sta bene che gli vengano attribuite cose che non ha mai scritto, ma il punto rimane: perché raccontare falsità solo per sostenere un punto?

In ultima, ammettiamolo, la presunta citazione è scritta in modo molto banale, con termini che Lewis Carroll non avrebbe mai usato per scrivere Alice nel Paese delle Meraviglie.Non trovo nulla di male nel cercare di insegnare alle persone di volersi un po’ più bene, ma una frase da social, per di più falsa, non è certamente il modo ottimale per farlo.
Pensiamoci, quando condividiamo le cose.

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